Conus (Stephanoconus) dalpiazi (Giotto Dainelli, 1915)

 

 

 

Descrizione (1)

 

E’ una conchiglia conica, allungata, di mediocri dimensioni: il cono corrispondente all’ultimo anfratto è presso a poco alto due volte quello rappresentato dalla spira. Questa appare ben rilevata, regolare nel suo sviluppo, acuminata, prominente; consistente di 10 anfratti visibili, scalariformi, separati da una sutura ben netta, lineare, debolmente ondulata. Spiralmente, e cioè verso la sutura anteriore, ciascun anfratto presenta una serie di grossi tubercoli, e più precisamente ampi ma non molto rilevati; la parte superiore degli anfratti, cioè tra questa serie di tubercoli e la sutura posteriore, è adorna di strie longitudinali, nel senso della spira, le quali vi determinano da 5 a 6 specie di costoline, delle quali, la posteriore, presso la sutura, è la più marcata ed assume un andamento un poco tortuoso. L’ultimo anfratto, che involge strettamente tutti i precedenti, pur essendo conico nel suo insieme, presenta però un leggero arrotondamento o convessità nella sua parte posteriore; esso è liscio, salvo in prossimità dell’apice, dove si osservano delle strie oblique, longitudinali rispetto all’avvolgimento della conchiglia, ed abbastanza marcate e spazieggiate. L’apertura è stretta, allungata a bordi paralleli; la columella presenza un principio di avvolgimento su se stessa; a questo corrisponde una specie di depressione stretta ed allungata che si osserva presso l’estremità anteriore della conchiglia, sulla superficie dell’ultimo anfratto.

 

Altezza totale                    mm. 32-45

Altezza della spira              mm. 11-14

Altezza dell’ultimo anfratto  mm. 21-35

Diametro massimo              mm. 11-19

 

Alcuni dei presenti esemplari erano stati determinati dal Marinoni come Conus lamarckii, nel quale egli faceva cadere sinonimo il C. antidiluvianus. Si noti intanto che questa sua determinazione l’autore francese corresse poi in quella di C parisiensis, cioè tenendo distinti i fossili del bacino di Parigi, da gli altri, più recenti, ai quali invece spetta la determinazione di C. antidiluvianus. In Ogni modo, possano o no riunirsi le due specie, inglese, dell’Edwards, e parigina, del Deshayes, sta il fatto che ambedue differiscono notevolmente dalla nostra: in particolar modo per la spira più alta, che da aspetto diverso e diverse proporzioni all’intera conchiglia, e per la ornamentazione della parte superiore degli anfratti, dove, invece di strie longitudinali, si osserva una serie di piccole pieghettine traverse presso la sutura posteriore. Naturalmente cade la determinazione del Marinoni, i quale accettò, invece della specie dell’Edwards, quella, come si è visto impropria, del Deshayes.

 

Altre forme presentano certamente maggiori analogie con i presenti fossili friulani, e sono quelle del gruppo del Conus sulcifer, cioè la specie ora indicata,il Conus crenulatus, ed il Conus cresnensis; le quali diversificano essenzialmente per la diversa intensità degli stessi caratteri. Diremo senz’altro che la nostra forma friulana si avvicina al Conus crenulatus per i tubercoli laterali degli anfratti, che appaiono nelle due specie ben sviluppati, mentre lo sono assai meno nel C. sulcifer e nel C. cresnensis. Le tre specie parigine però presentano tutto l’ultimo anfratto adorno di strie longitudinali: ben marcate del crenulatus, più deboli nel sulcifer, spesso attenuate nel cresnensis. La nostra specie ne è affatto priva, ed è questa la differenza più importante; in ogni modo si può osservare che essa, per tale carattere ornamentale, rappresenta l’ultimo termine di una serie ordinata. Anzi, non sarei alieno dal ritenere la quattro forme come varietà di una stessa specie.

 

Località:

 

Noax presso Corno di Rosazzo, 2 esempl., Ist. Tecn. di Udine

Noax, 1 es., Racc. Dainelli

Fra Noax e Rocca Bernarda, 3 es., Racc. Tellini -  1 es., Racc. Dainelli

Buia Sottocastoia, 1 es., Racc. Tellini

 

La specie è dedicata al Prof. Giorgio Dal Piaz


 

Conus dalpiazi

mm. 40,0 x 17,6

Eocene – Veneto

[AZFC 550-01]

Conus dalpiazi

Tav. LVI fig. 21

Eocene – Friuli

mm. 45

 

 

 

Conus dalpiazi

mm. 40,0 x 17,6

Eocene – Area veneta centrale

[AZFC 550-01]

 

Sandro Venturini commenta:

 

"Gli ambienti sedimentari dell'area friulana orientale durante il Luteziano erano caratterizzati da delta con apporti decisamente terrigeni (pur con presenza di coralli); nell'area veneta centrale, solitamente le litofacies sono relativamente carbonatiche, anche carbonatoclastiche, con apporti vulcanclastici. La matrice visibile all'interno dell'apertura ed anche le incrostazioni sono congruenti con Nogarole, Chiampo, etc., e molto diverse dalle facies friulane (da stratigrafo, mastico di più queste cose). Sulla specie di Conus lascio la parola a specialisti come te; se proprio dovessi esprimere un parere, per quel poco che vale, l'esemplare di Nogarole mi sembra piuttosto diverso dal Conus dalpiazi illustrato da Dainelli. Per inciso, non conosco altre citazioni di Conus dalpiazi, oltre alla monografia di Dainelli e ai successivi richiami; mi sembra strano che nell'area veneta non sia mai stato rinvenuto, anche considerando ambienti in parte diversi. Andrebbe rivisto l'olotipo e confrontato con le collezioni museali."

 

 

 

 

 

Conus dalpiazi

mm. 40,0 x 17,6

Eocene – Veneto

[AZFC 550-01]

 

 

 

 



Bibliografia Consultata

 

·         (1) - Dainelli, G., 1915. L'Eocene Friulano. Monografia Geologica e Paleontologica: 1 -721